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Cheratocongiuntivite di Vernal

Le congiuntiviti allergiche sono un gruppo di patologie a cui fanno capo le congiuntiviti allergiche stagionali, le congiuntiviti allergiche perenni, le congiuntiviti atopiche e le cheratocongiuntiviti di Vernal.

La cheratocongiuntivite di Vernal è una congiuntivite allergica rara bilaterale che interessa i bambini a partire dai 4 anni di età e nel 95% dei casi è soggetta a remissione dopo l’adolescenza. Il 50% di questi bambini ha una storia di atopia ma uno dei fattori determinanti sembra essere l’esposizione alla luce solare.

La patologia, infatti, è caratterizzata da continue riacutizzazioni durante il periodo primavera-estate quando i bambini sono più esposti al sole, seguiti invece nel periodo invernale da una fase di inattività della patologia. Ecco perché è importante che questi piccoli pazienti utilizzino tutte le accortezze necessarie durante il periodo estivo per proteggersi dal sole (occhiali da sole, berretto con visiera, sostare all’ombra nelle ore in cui i raggi solari sono più forti).

I principali sintomi sono:
• bruciore
• lacrimazione
• sensazione di corpo estraneo
• fotofobia
• rossore
• secrezione

I segni principali sono l’iperemia della congiuntiva, la presenza di papille limbari dette noduli di Trantas, ipertrofia delle papille tarsali, papille giganti tarsali, alterazioni corneali che possono andare da una semplice sofferenza corneale alla formazione di ulcere corneali a scudo.

Riconosciamo una forma limbare ove sono presenti per lo più noduli di Trantas, una forma tarsale ove ci sono papille giganti che possono in alcuni casi avere una aspetto a ciottolato, e una forma mista.

Esiste uno score secondo Bonini che classifica la patologia a seconda dei segni e dei sintomi del paziente riconoscendo una forma lieve, moderata, severa, molto severa.

La terapia richiede la somministrazione costante nel periodo di riacutizzazione di vasocostrittori topici, antistaminici topici e sistemici, steroidi topici, immunomodulatori topici.

Purtroppo nella pratica clinica gli antistaminici e i vasocostrittori non riescono a tenere sotto controllo la patologia, per cui si è costretti a ricorrere all’utilizzo degli steroidi topici. Data la necessità di effettuare costantemente la terapia e data la quantità di effetti collaterali degli steroidi topici assunti durante periodi troppo lunghi, si è sentita la necessità di utilizzare gli immunomodulatori per tutte quelle forme resistenti alla terapia antistaminica.

Tra gli immunomodulatori che hanno ottima efficacia riconosciamo la ciclosporina e il tacrolimus. Fino a un anno fa la ciclosporina veniva prescritta come preparato galenico a una concentrazione dell’1% o del 2% a seconda della gravità della patologia e della risposta del paziente alla terapia. Da pochissimo è in commercio il Verkazia (ciclosporina 0,1%). In questo collirio la ciclosporina è in una emulsione cationica persistendo più a lungo sulla superficie corneale: questo ha consentito di ridurre la concentrazione del principio attivo. Anche il tacrolimus allo 0,1% ha dato ottime risposte soprattutto nel forme più aggressive. È importante dire che studi clinici hanno dimostrato come non ci sia accumulo di questi farmaci a livello ematico essendo la concentrazione in ogni caso molto bassa e l’assorbimento dei colliri nel sangue irrisorio.

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L’occhio secco

L’occhio secco è una patologia del film lacrimale dovuta a ridotta produzione o eccessiva evaporazione delle lacrime e può provocare danno alla superficie oculare esposta.

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L’occhio secco

L’occhio secco è una patologia del film lacrimale dovuta a ridotta produzione o eccessiva evaporazione delle lacrime e può provocare danno alla superficie oculare esposta. Nell’86% di casi, l’evaporazione eccessiva del film lacrimale rappresenta la causa principale di occhio secco.

Il film lacrimale è formato da tre strati e il deficit può interessare ognuno di essi singolarmente oppure tutti e tre insieme.

I sintomi variano a seconda dell’entità della patologia e al tipo di deficit.

Diminuizione della componente acquosa:
• Sensazione di corpo estraneo aumenta durante le ore della giornata;

Diminuizione della componente lipidica:

• Bruciore
• Fotofobia
• Epifora in assenza di vento
• Arrossamento e prurito

Diagnosi

Anamnesi, fondamentale nel riconoscimento di patologie sistemiche correlate, ad esempio sindrome di Sjogren.

Esame alla lampada a fessura, per valutare le condizioni palpebrali e l’espressione delle ghiandole di Meibomio.

Misurazione del menisco lacrimale tra il bulbo ed il margine della palpebra inferiore.

Test di Schirmer, per individuare i deficit di componente acquosa (test positivo se < 7 mm/5 min).

Tempo di rottura del film lacrimale BUT, per valutare la qualità delle lacrime.

Per quantificare il disconfort oculare da parte del paziente ci si può avvalere anche di questionari, tra questi il più utilizzato attualmente è l’OSDI (Ocular Surface Desease Index).

La prima strategia terapeutica si basa sulla prevenzione: cercare di ridurre, per quanto possibile, l’uso dei videoterminali, evitare l’esposizione diretta al sole, la permanenza prolungata in ambienti troppo secchi o l’utilizzo di lenti a contatto per molte ore durante la giornata.

A ciò si aggiunge sicuramente l’utilizzo di sostituti lacrimali, colliri per lo più a base di acido ialuronico, aventi densità e composizione variabili a seconda del tipo di secchezza con lo scopo di ripristinare “lo schermo lacrimale” protettivo sulla superficie corneale.

Ulteriore ausilio terapeutico nel trattamento della sindrome dell’occhio secco è oggi rappresentato dalla Radiofrequenza o dalla Luce Pulsata Intensa Regolata (IRPL). Quest’ultimo trattamento agisce andando a stimolare le ghiandole di Meibomio favorendo il ripristino del loro corretto funzionamento nonché la produzione della componente lipidica indispensabile per la preservazione del film lacrimale.

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Pucker maculare e foro maculare

Un sintomo assai frequente fra le patologie della superficie vitreo-retinica è quella della percezione di un’immagine distorta oppure offuscata nella parte centrale dell’occhio. In questi casi,

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Pucker maculare e foro maculare

Un sintomo assai frequente fra le patologie della superficie vitreo-retinica è quella della percezione di un’immagine distorta oppure offuscata nella parte centrale dell’occhio. In questi casi, il primo passo da seguire è porre una diagnosi e per fare ciò è fondamentale eseguire un’attenta visita oculistica, valutare la capacità visiva, osservare il fundus ed eseguire dapprima esami semplici come il test di Amsler.

La griglia di Amsler, infatti, è un reticolo a righe verticali e orizzontali, utile per controllare in modo semplice il proprio campo visivo centrale, aiutando a rilevare difetti visivi causati da imperfezioni della retina. Eseguire il test è molto semplice, basta porre la griglia a una distanza di 30-45 cm, tenere coperto un occhio e con l’altro guardare direttamente al centro della griglia. Si deve dunque notare se le linee appaiono rette o se una qualsiasi zona appare distorta, sfocata o scura: in questo caso si dovrà contattare un oculista per poi comprendere se sia necessario effettuare esami di secondo livello, molto più specifici, come l’OCT, l’Angio OCT e la fluorangiografia. Questi esami possono mettere in evidenza numerose problematiche retiniche, fra cui il pucker maculare e il foro maculare.

Il pucker maculare consiste nella formazione di una sorta di pellicola sulla superficie della retina, che genera trazione sulla retina stessa facendole perdere il suo normale profilo.  A seconda della forza esercitata da questa pellicola sulla retina, l’immagine dell’occhio interessato può apparire più o meno distorta. È dunque il tipo di anomalia più comune dell’interfaccia vitreoretinica. Il distacco posteriore di vitreo anomalo può indurre interruzioni nella membrana limitante interna attraverso cui passano fibroblasti presenti nel vitreo, che raggiungono la superficie retinica interna creando delle vere e proprie membrane trattive. Nelle forme secondarie le membrane si sviluppano successivamente ad interventi di chirurgia oculare o trattamenti laser o criopessia di rotture retiniche.

Test di Amsler

Nel foro maculare, invece, si osserva la formazione di un vero e proprio foro a spessore variabile nella parte centrale della retina. le cause possono essere diverse, benché la più comune sia la trazione esercitata sulla retina dal vitreo (gelatina fisiologicamente presente nell’occhio). In questo caso, l’immagine non apparirà distorta ma offuscata o nera nella parte centrale del campo visivo. Il foro maculare è dunque un difetto anatomico del tessuto neuro-epiteliale che coinvolge la regione foveale. La sua formazione deriva da un distacco anomalo di vitreo posteriore circoscritto all’area per l’area perifoveale, ciò comporta una deformazione trazionale del tessuto retinico con perdita successiva di sostanza.

Il foro può essere:
FM idiopatico senile;
FM secondario, in pazienti affetti da degenerazione miopica, edema maculare cistoide, traumi, retinopatia solare.

Attualmente la classificazione più utilizzata per il foro maculare a tutto spessore è quella basata sulla dimensione:
– foro piccolo < 250 μm;
– foro medio 250 -400 μm ;
– foro ampio > 400 μm

Il foro maculare lamellare è caratterizzato da un difetto parziale del neuro epitelio retinico nella regione foveale infatti i fotorecettori rimangono integri. Lo pseudo foro maculare non prevede, invece, alcuna perdita di tessuto retinico; è presente, però, una membrana epiretinica con trazione centripeta.

Intervento di rimozione del pucker maculare

Il nostro team gestisce annualmente circa 1.000 pazienti affetti da pucker e foro maculare; il trattamento, in questi casi, è di natura chirurgica. Bisogna quindi rimuovere meccanicamente la pellicola che deforma la retina (nel caso del pucker maculare) e andare a chiudere il foro nel caso del foro maculare, così da consentire una ripresa della corretta capacità visiva.

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