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L’occhio pigro: diagnosi e terapia

Per ambliopia, comunemente conosciuta come occhio pigro, si intende la ridotta capacità visiva in uno o più raramente in entrambi gli occhi, causata da una inadeguata stimolazione visiva durante il periodo di plasticità del sistema visivo (compreso tra nascita e i 7-8 anni di età).

Le cause sono di 3 tipi:

L’ambliopia monolaterale può non dare sintomi in quanto il bambino, vedendo bene con l’altro occhio, non ci si accorge di vedere meno con l’occhio pigro.

È dunque fondamentale la diagnosi precoce, che si ottiene mediante la visita oculistica. È infatti essenziale la consapevolezza da parte dei genitori del timing esatto delle visite oculistiche da effettuare durante l’età di sviluppo, così da evitare l’insorgere dell’ambliopia.

Negli ultimi anni la collaborazione tra pediatra e oculista ha sicuramente accresciuto le possibilità di prevenzione dell’occhio pigro.

Lo scopo del trattamento dell’ambliopia è migliorare il visus nell’occhio pigro fino a raggiungere valori di acuità visiva uguali in entrambi gli occhi e, in caso di strabismo, ottenere anche un’alternanza di fissazione.

L’ambliopia è recuperabile solo se viene trattata nel periodo di plasticità del sistema visivo.
La terapia consiste nel:

La terapia può durare mesi o anni, in relazione alla gravità dell’ambliopia, e prevede controlli oculistici frequenti.

Quando l’ambliopia viene individuata e trattata prontamente, la prognosi visiva è ottima con uno sviluppo completo della visione nella maggior parte dei casi. Nei casi in cui viene diagnosticata tardivamente diventa difficile un recupero della capacità visiva nell’occhio pigro.

È dunque indispensabile la completa collaborazione di genitori e piccoli pazienti, poiché l’occlusione deve essere eseguita con costanza e le ore di applicazione devono essere consecutive.

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MyTherapy: un app per aiutarti nella cura quotidiana dell’occhio

La gestione quotidiana della salute può rivelarsi impegnativa e complicata, ma gli applicativi digitali possono essere d’aiuto.

L’app MyTherapy, completamente gratuita, può rivelarsi un valido supporto anche nella cura della maculopatia e nel rapporto con medico e caregiver.

La maculopatia, ad esempio, è una patologia in forte crescita e spesso può accadere che i pazienti o i caregiver non si sentano pienamente integrati nel percorso diagnotico-terapeutico.

In questo senso può essere molto utile la nuova app MyTherapy che è stata ideata proprio per migliorare il rapporto fra medico e paziente maculopatico.

Il paziente può entrare nell’app, registrarsi e indicare il proprio centro di cura. Subito dopo potrà anche coinvolgere il caregiver, quindi le persone che lo aiutano nella gestione della patologia, come parenti e amici, migliorando dunque la qualità della terapia.

Personalizzando il proprio profilo sarà possibile accedere a consigli e appofondimenti per affrontare ogni giorno la degenerazione maculare legata all’età.

È inoltre previsto un supporto nella gestione degli appuntamenti, attraverso un reminder delle date per le iniezioni intravitreali e per le visite di controllo. L’app invia dunque un avviso grazie a cui utente e caregiver possano non dimenticare l’importante appuntamento. 

All’interno dell’app è inoltre presente la sezione “Progressi”, in cui si può consultare la lista delle iniezioni e delle visite effettuate, mentre nella sezione “Scopri” il paziente può informarmi sulla patologia. In essa sono presenti delle schede che descrivono le caratteristiche della maculopatia, ma è anche possibile inserire delle domande da porre al medico durante la visita, così da avere un feedback specifico al quesito posto.

Per una patologia cronica degenerativa come la maculopatia è infatti importantissima una compliance del paziente, oggi possibile anche grazie all’innovazione digitale. L’app MyTherapy aiuta quindi a migliorare il grado con cui il paziente segue le prescrizione mediche e di conseguenza lo sostiene nel raggiungere gli auspicati risultati terapeutici.

Clicca per scaricare l'app
https://www.mytherapyapp.com/it
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L’occhio secco

L’occhio secco è una patologia del film lacrimale dovuta a ridotta produzione o eccessiva evaporazione delle lacrime e può provocare danno alla superficie oculare esposta. Nell’86% di casi, l’evaporazione eccessiva del film lacrimale rappresenta la causa principale di occhio secco.

Il film lacrimale è formato da tre strati e il deficit può interessare ognuno di essi singolarmente oppure tutti e tre insieme.

I sintomi variano a seconda dell’entità della patologia e al tipo di deficit.

Diminuizione della componente acquosa:
• Sensazione di corpo estraneo aumenta durante le ore della giornata;

Diminuizione della componente lipidica:

• Bruciore
• Fotofobia
• Epifora in assenza di vento
• Arrossamento e prurito

Diagnosi

Anamnesi, fondamentale nel riconoscimento di patologie sistemiche correlate, ad esempio sindrome di Sjogren.

Esame alla lampada a fessura, per valutare le condizioni palpebrali e l’espressione delle ghiandole di Meibomio.

Misurazione del menisco lacrimale tra il bulbo ed il margine della palpebra inferiore.

Test di Schirmer, per individuare i deficit di componente acquosa (test positivo se < 7 mm/5 min).

Tempo di rottura del film lacrimale BUT, per valutare la qualità delle lacrime.

Per quantificare il disconfort oculare da parte del paziente ci si può avvalere anche di questionari, tra questi il più utilizzato attualmente è l’OSDI (Ocular Surface Desease Index).

La prima strategia terapeutica si basa sulla prevenzione: cercare di ridurre, per quanto possibile, l’uso dei videoterminali, evitare l’esposizione diretta al sole, la permanenza prolungata in ambienti troppo secchi o l’utilizzo di lenti a contatto per molte ore durante la giornata.

A ciò si aggiunge sicuramente l’utilizzo di sostituti lacrimali, colliri per lo più a base di acido ialuronico, aventi densità e composizione variabili a seconda del tipo di secchezza con lo scopo di ripristinare “lo schermo lacrimale” protettivo sulla superficie corneale.

Ulteriore ausilio terapeutico nel trattamento della sindrome dell’occhio secco è oggi rappresentato dalla Radiofrequenza o dalla Luce Pulsata Intensa Regolata (IRPL). Quest’ultimo trattamento agisce andando a stimolare le ghiandole di Meibomio favorendo il ripristino del loro corretto funzionamento nonché la produzione della componente lipidica indispensabile per la preservazione del film lacrimale.

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Pucker maculare e foro maculare

Un sintomo assai frequente fra le patologie della superficie vitreo-retinica è quella della percezione di un’immagine distorta oppure offuscata nella parte centrale dell’occhio. In questi casi,

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Pucker maculare e foro maculare

Un sintomo assai frequente fra le patologie della superficie vitreo-retinica è quella della percezione di un’immagine distorta oppure offuscata nella parte centrale dell’occhio. In questi casi, il primo passo da seguire è porre una diagnosi e per fare ciò è fondamentale eseguire un’attenta visita oculistica, valutare la capacità visiva, osservare il fundus ed eseguire dapprima esami semplici come il test di Amsler.

La griglia di Amsler, infatti, è un reticolo a righe verticali e orizzontali, utile per controllare in modo semplice il proprio campo visivo centrale, aiutando a rilevare difetti visivi causati da imperfezioni della retina. Eseguire il test è molto semplice, basta porre la griglia a una distanza di 30-45 cm, tenere coperto un occhio e con l’altro guardare direttamente al centro della griglia. Si deve dunque notare se le linee appaiono rette o se una qualsiasi zona appare distorta, sfocata o scura: in questo caso si dovrà contattare un oculista per poi comprendere se sia necessario effettuare esami di secondo livello, molto più specifici, come l’OCT, l’Angio OCT e la fluorangiografia. Questi esami possono mettere in evidenza numerose problematiche retiniche, fra cui il pucker maculare e il foro maculare.

Il pucker maculare consiste nella formazione di una sorta di pellicola sulla superficie della retina, che genera trazione sulla retina stessa facendole perdere il suo normale profilo.  A seconda della forza esercitata da questa pellicola sulla retina, l’immagine dell’occhio interessato può apparire più o meno distorta. È dunque il tipo di anomalia più comune dell’interfaccia vitreoretinica. Il distacco posteriore di vitreo anomalo può indurre interruzioni nella membrana limitante interna attraverso cui passano fibroblasti presenti nel vitreo, che raggiungono la superficie retinica interna creando delle vere e proprie membrane trattive. Nelle forme secondarie le membrane si sviluppano successivamente ad interventi di chirurgia oculare o trattamenti laser o criopessia di rotture retiniche.

Test di Amsler

Nel foro maculare, invece, si osserva la formazione di un vero e proprio foro a spessore variabile nella parte centrale della retina. le cause possono essere diverse, benché la più comune sia la trazione esercitata sulla retina dal vitreo (gelatina fisiologicamente presente nell’occhio). In questo caso, l’immagine non apparirà distorta ma offuscata o nera nella parte centrale del campo visivo. Il foro maculare è dunque un difetto anatomico del tessuto neuro-epiteliale che coinvolge la regione foveale. La sua formazione deriva da un distacco anomalo di vitreo posteriore circoscritto all’area per l’area perifoveale, ciò comporta una deformazione trazionale del tessuto retinico con perdita successiva di sostanza.

Il foro può essere:
FM idiopatico senile;
FM secondario, in pazienti affetti da degenerazione miopica, edema maculare cistoide, traumi, retinopatia solare.

Attualmente la classificazione più utilizzata per il foro maculare a tutto spessore è quella basata sulla dimensione:
– foro piccolo < 250 μm;
– foro medio 250 -400 μm ;
– foro ampio > 400 μm

Il foro maculare lamellare è caratterizzato da un difetto parziale del neuro epitelio retinico nella regione foveale infatti i fotorecettori rimangono integri. Lo pseudo foro maculare non prevede, invece, alcuna perdita di tessuto retinico; è presente, però, una membrana epiretinica con trazione centripeta.

Intervento di rimozione del pucker maculare

Il nostro team gestisce annualmente circa 1.000 pazienti affetti da pucker e foro maculare; il trattamento, in questi casi, è di natura chirurgica. Bisogna quindi rimuovere meccanicamente la pellicola che deforma la retina (nel caso del pucker maculare) e andare a chiudere il foro nel caso del foro maculare, così da consentire una ripresa della corretta capacità visiva.

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L’uveite, un’infiammazione dell’occhio a cui prestare attenzione

L’uveite è un’infiammazione che colpisce l’uvea, una sottile membrana molto vascolarizzata del nostro occhio composta da: iride, corpo ciliare e coroide.

In relazione al sito principale colpito dall’infiammazione, l’uveite viene distinta in anteriore, intermedia, posteriore o panuveite. L’uveite anteriore interessa l’iride e il corpo ciliare, quella intermedia il vitreo, l’uveite posteriore interessa coroide o retina ed infine nella panuveite l’infiammazione interessa tutti i comparti oculari.

Dal punto di vista clinico possiamo classificare le uveiti in relazione alle cause che le determinano in: infettive e non infettive, associate o meno ad una patologia sistemica nota spesso di tipo autoimmune. Vengono definite idiopatiche quando non riusciamo a riscontrare una causa specifica alla base del processo infiammatorio.

In base al decorso clinico si distinguono in forme acute, recidivanti, croniche.

I sintomi variano a seconda della localizzazione anatomica del processo infiammatorio:
• nelle uveiti anteriori prevalgono l’arrossamento oculare, il dolore, la fotofobia e annebbiamento visivo che può anche non essere rilevante
• nelle uveiti posteriori prevalgono i disturbi visivi dal deficit visivo severo alla percezione di corpi mobili o mosche volanti

Il nostro centro è specializzato per la diagnosi e cura delle uveiti e si avvale del confronto multidiscipinare con esperti in ambito immunologico, reumatologico ed infettivologico. Questa modalità di approccio al paziente permette di definire un protocollo terapeutico e di monitoraggio clinico mirato per ogni singolo caso e per il tipo specifico di uveite che il paziente manifesta.

Le terapie possono essere locali e generali e prevedono l’uso principalmente di cortisonici, antinfiammatori, immunosoppressori e farmaci biologici nei casi di uveite non infettiva; nelle forme infettive viene utilizzata una terapia antimicrobica o antivirale specifica. Il trattamento chirurgico viene in taluni casi riservato durante la fase diagnostica dell’uveite (per indagini specifiche su umor acqueo e umor vitreo) e principalmente nel trattamento delle complicanze delle uveiti: cataratta, glaucoma, edema maculare cistoide grave refrattario e più raramente per il distacco di retina.

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